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Il fantasma della Marchesa

Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore!


Così parlava Iago a Otello nella celebre tragedia di Shakespeare.

Già, perché la gelosia può far impazzire, può distruggere tutto ciò che trova sul suo cammino, corrodendo l'anima di una persona.

E questo il Marchese Malaspina lo sapeva bene.

Nel momento stesso in cui aveva preso moglie quel sentimento si era impossessato di lui senza dargli mai tregua, togliendogli il sonno e la ragione.

Non sopportava il pensiero che lei gli potesse essere infedele; che qualcuno osasse anche solo posare lo sguardo sulla sua bellissima consorte, figuriamoci toccarla!

Ma allora come fare?

Lui d'altronde doveva presenziare a corte, senza contare i viaggi da cui non poteva esimersi, e questo avrebbe dato a lei un'infinità di occasioni per tradirlo vigliaccamente, cosa che non poteva permetterle.

Fu allora che prese una decisione: la Marchesa avrebbe mantenuto sempre il volto coperto, così che nessuno potesse guardarla e fare pensieri impuri su di lei, mentre in sua assenza sarebbe stata relegata nella sua stanza con la sola assistenza femminile.

Impose alle guardie il divieto di entrare nelle sue camere, pena la morte, così che lei non potesse fare di loro i propri amanti, e questo gli mise l'animo in pace per qualche tempo.

Ma la Marchesa soffriva quella sua assurda detenzione, tanto da chiedere al vescovo di venirle in soccorso così da convincere il Marchese a permetterle di andare quantomeno in chiesa, in modo da avere almeno un minimo di conforto nella preghiera.

Il marito fu costretto quindi a costruire un tunnel sotterraneo che le permettesse di arrivare fino alla chiesa, dove finalmente essa poteva trovare un poco di quiete, sfuggendo in parte al controllo ossessivo del consorte, o almeno così credeva.

Questo infatti non fece altro che acuire la sua proverbiale gelosia, tanto da convincerlo che lei usasse la fede come paravento alle sue relazioni adulterine, finché un giorno, pazzo di rabbia, non la raggiunse.

Le suppliche della Marchesa e il suo giuramento di essere sempre stata una moglie fedele e devota non riuscirono a penetrare attraverso la mente offuscata di Malaspina che, come vendetta, decise di reciderle tutte le dita delle mani per poi lasciarla agonizzante sul pavimento.

A nessuno venne permesso di andare in suo soccorso, e nessuno la vide mai più.

C'era chi diceva che fosse morta per dissanguamento, chi per infezione, altri ancora giuravano che lui l'avesse infine murata viva in quel luogo così profanato.

Quello su cui molti sono concordi è che tra le mura del castello di possa udire un pianto femminile, lamenti agghiaccianti che testimonierebbero la presenza dell'anima della povera Marchesa.

E il novello Otello? Pare che, messe le dita della moglie all'interno di un fazzoletto, uscì per raggiungere alcuni conoscenti, ma proprio davanti a loro esse uscirono dal triste involucro, mostrandosi agli sguardi inorriditi dei presenti.

Il Marchese venne dunque arrestato e condannato per la propria crudeltà, solo in parte facendo giustizia al triste fato della consorte.


Ci troviamo a Bosa, in Sardegna, luogo dichiarato tra i borghi più belli d'Italia, e il Castello in questione è quello di Serravalle, altrimenti detto Castello dei Malaspina.

Sulla sua nascita vi sono versioni discordanti in quanto comunemente viene considerato il 1112 come data di costruzione, voluta per l'appunto dalla famiglia Malaspina che infatti lega al Castello il proprio cognome, mentre invece gli scavi archeologici lo datano intorno al XIII secolo.

Se volessimo attenerci alla tradizione la leggenda sarebbe dunque da inserire attorno alla prima data, anche se le sue origini rimangono piuttosto nebulose.

Non vi sono infatti nomi certi o descrizioni dettagliate, ma questo non scalfisce minimamente il fascino che questa storia continua a emanare, perfino ai giorni nostri.




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