Una mano raggrinzita si tende verso la donna, stringendo tra le dita nodose una boccetta di vetro.
Quella è la soluzione a tutti i suoi problemi.
Un brivido di apprensione le serpeggia lungo la schiena, un misto tra l'euforia di star prendendo finalmente in mano la propria vita e il timore delle conseguenze.
Ripensa per un attimo a tutte le volte che suo marito torna a casa puzzando di vino e di un profumo femminile scadente, alle sue urla oscene e agli anni di costanti sacrifici per riuscire in qualche modo a mandare avanti la casa.
Afferra la boccetta e se la stringe forte al petto, pagando poi il compenso all'astuta vecchietta che la guarda come se potesse leggere ogni suo pensiero.
Ancora pochi giorni e sarà libera.
Siamo nella Palermo del '700 e Anna Pantò, che passerà alla storia come Giovanna Bonanno, entrando dall’aromatario incrocia una donna che si stringe disperata la figlioletta al petto.
Sta cercando aiuto in quanto la bambina inavvertitamente ha bevuto dell'aceto per pidocchi, contenente tra le altre cose una minima dose di arsenico, e sta malissimo.
Giovanna è una anziana vedova che sopravvive vendendo filtri e amuleti, che le portano dei ben miseri introiti, oppure mendicando, e intuisce il potenziale di questa sostanza.
Comprata una boccetta la testa su un cane randagio inzuppando del pane nella mistura e costringendolo a ingerirla.
Questo, di lì a poco, muore senza sintomi evidenti, dandole la certezza che nessuno possa risalirne alla causa.
Pensa a tutte quelle donne che, recandosi da lei per avere “aiuti” nella loro vita, potrebbero apprezzare ancora di più una soluzione che ponga letteralmente fine alle pene che le affliggono.
Mariti infedeli che sperperano i pochi soldi nelle taverne, amanti crudeli, parenti dispotici…
La scelta è ampia e, di conseguenza, anche la clientela disposta a spendere ben più dei miseri spicci che le concedono al momento.
Come prima acquirente si presenta la sua vicina di casa, ansiosa di liberarsi del marito per poter stare con l’uomo di cui è invaghita, ma la prima dose è insufficiente a ucciderlo, procurandogli solo forti dolori allo stomaco, così intensificano la dose.
Questa invece va a buon fine e nessuno sospetta del loro coinvolgimento, lasciando a Giovanna la strada spianata per questo commercio alternativo.
Da lì in poi diverse persone muoiono improvvisamente nel quartiere Zisa, con la diagnosi di febbri intestinali, finché un giorno essa non commette un errore fatale.
Una di queste boccette finisce nelle mani sbagliate, destinata al figlio di una sua cara amica, anche se Giovanna non può saperlo in quanto la vende tramite un’altra donna.
Ma l’amica, che risulta dai registri chiamarsi Giovanna Lombardo, medita lo stesso vendetta.
Prende appuntamento per acquistare una dose di “arcano liquore aceto” e si presenta con quattro testimoni, incastrando la fattucchiera che nell’ottobre del 1788 venne torturata e processata per stregoneria e condannata a morte.
Nel luglio del 1789 viene condotta in piazza Vigliena, arrancante vista l’età avanzata e i mesi di prigionia, e impiccata davanti alla folla bramosa che chiede a gran voce giustizia per tutte le morti causate da lei.
Da allora il suo spirito diabolico vaga senza pace tra le viette del quartiere, osservando attentamente le persone in attesa di trovare un nuovo spunto.
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