Cosa può unire un piccolo comune piemontese con una città messicana?
Un nome tanto per iniziare: Lerma.
Ma forse anche qualcosa di più.
Magari dei mostri.
In Messico esistono i Chupacabras, in Piemonte gli Ungumani.
Gli Ungumani, il cui antico nome latino era "Homungulatis Lermensis", sarebbero esseri per metà umani e per metà cinghiali, che vivono nascosti nelle profondità della Rocca.
La loro storia affonda le radici nel Medioevo giungendo fino a noi come i conturbanti rami che circondano il luogo.
"Laggiù ci sono i mostri, la Rocca è casa loro. Se non li sfameremo, pian piano saliranno e ci mangeranno."
Questa sorta di filastrocca ha attraversato i secoli, tramandato da padre e figlio, oscuro monito per chiunque si avvicini al posto.
Tutto ha inizio tempo fa quando gli abitanti di Lerma, paese in provincia di Alessandria, salivano fino alla cima dello strapiombo per eseguire riti di purificazione.
In quel punto essi si liberavano dei pensieri maligni, delle paure e delle emozioni negative, lasciandole lì e potendo fare ritorno a casa ripuliti.
Ma essi non svanivano, restavano a impregnare la natura, creando esseri mostruosi che crescevano cibandosi di tutto il male che le persone riversavano se non fosse che, quando essi smisero di salire, essi iniziarono a prenderseli.
Un ragazzino sparì nel nulla, una giovane intenta a fare un bagno riferì di essere stata aggredita da un mostro di dimensioni notevoli.
Diverse stranezze si susseguirono alla Rocca di Lerma, alimentando l'alone di mistero che la circonda.
Tante da spingere gli abitanti a esporre rappresentazioni sulle porte così da essere protetti da quelle bestie assetate di male e di sangue.
Ma questa non è la sola leggenda di Lerma...
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